Girando tra i tanti blog che costellano l'universo internet, mi sono imbattuto nelle pagine di un romanzo su quello che è lo spauracchio di molte persone: il 21 dicembre 2012. Ci sarà o meno la fine del mondo? O è soltanto la fine di un'era come affermano i molti studiosi di storia dei Maya? Fosco Del Nero, l'autore del libro affronta questo tema postando un capitolo per volta sul suo blog, lasciandoci con il fiato sospeso in attesa delle prossime pagine.Vi propongo, con il suo permesso, il capitolo 0. Questo invece è il link del suo blog per chi fosse troppo curioso e vuole averne di più. Buona lettura
Capitolo 0 - Inizio
– Ormai non manca molto, eh? – disse il giovane uomo, la cui apparenza curata e atletica mostrava 38 anni ottimamente portati.
– Già – confermò la ragazza al suo fianco, più giovane di lui – Oggi è il 17 giugno, e quindi mancano solo sei mesi.
– Chissà che tutto succederà… se succederà qualcosa ovviamente – riprese lui.
– La fine del mondo certo no.
– Gli unici ad aver parlato di fine del mondo sono i rotocalchi e gli pseudo giornalisti disinformati: i maya non ne hanno certo mai parlato. Per loro in quella data finisce un ciclo, ma non certo “il mondo”. Idem dicasi per i conteggi di altri popoli.
– Gli unici ad aver parlato di fine del mondo sono i rotocalchi e gli pseudo giornalisti disinformati: i maya non ne hanno certo mai parlato. Per loro in quella data finisce un ciclo, ma non certo “il mondo”. Idem dicasi per i conteggi di altri popoli.
– Già – disse un’altra volta la ragazza sfoggiando uno dei suoi sorrisi più radiosi – Anche perché se così fosse sarebbe inutile che nel mentre mi cerchi un lavoro.
– A proposito di lavoro, forse è meglio che ora vada, se no per il 21 dicembre potrei essere disoccupato anche io - fece lui, finendo di bere il suo cappuccino.
E, così detto, si alzo, prese la sua giacca a vento e, dato un bacio alla sua compagna, uscì di casa.
La ragazza, ancora sorridente, si dedicò allora ad accarezzare uno dei loro quattro gatti, Mandarancio, mentre gli altri tre la guardavano perplessi, forse invidiosi delle sue attenzioni.
